Memorie di una collegiale: Vogliamo l’albero di Natale! [Cap.8]

Memorie di una collegiale #8

Ogni anno in collegio, durante il periodo natalizio, era consuetudine abbellire il convitto con addobbi di vario genere. Quando arrivavi davanti la segreteria un albero di Natale sbilenco ti accoglieva con le sue luci festanti e, dopo la prima rampa di scale, il rumore dell’acqua che sgorgava dalla finta fontana del presepe ti ipnotizzava per qualche secondo. Nella sala comune, qua e là, venivano attaccate delle vecchie palline colorate e sopra un mobiletto troneggiava un alberello alto meno di un metro tutto spennacchiato. Nonostante le decorazioni datate e rovinate, era bello vedere il collegio in festa. Ti faceva sentire a casa e aiutava a colmare il vuoto lasciato dalle ragazze che erano ritornate già al proprio paese, in quanto i corsi all’università si erano conclusi per quel periodo.

Durante il mio secondo anno Suor Cassa, la rettiliana dagli occhi cerulei, tentando di indossare gli abiti di un malefico Grinch, provò a rubarci il Natale. Per qualche strano motivo non tirò fuori i polverosi addobbi che per decenni avevano dato calore a quelle fredde mura. Decise di lasciarli in soffitta.

Inizialmente pensammo ad un semplice ritardo nel calendario dell’avventoma i giorni passavano e la vecchia renna ancora non era stata appesa. Una mattina, di ritorno dall’università, vidi Suor Cassa davanti la segreteria e scherzando le dissi: “Quest’anno siete in ritardo con gli addobbi”. Lei, fredda e stizzita come non mai, mi rispose: “Quest’anno niente albero” e andò via senza darmi il tempo di chiederle una spiegazione. Rimasi un po’ basita, ero abituata alla sua maleducazione, ma non capivo il motivo di questa sua decisione.

La sera, durante la cena, raccontai il mio incontro alle ragazze. La disapprovazione fu unanime; e qualcuna si propose anche come volontaria per addobbare il collegio. Decidemmo di capire il motivo che aveva spinto la superiora a non tirare fuori il polveroso albero. La mattina seguente, una piccola delegazione andò a chiedere spiegazioni ,proponendosi per sistemare il tutto, ma tornò con un no inscindibile: “Questo presepe non sa da fare”. Provammo a parlare anche con le altre suore, ma scoprimmo che pure loro si erano lamentate senza ottenere, ahimè, nulla.

A causa dello studio e del termine delle lezioni, si passava più tempo dentro il collegio che fuori. Quando ti affacciavi dal balcone sul corso principale, venivi colpita da un’aria natalizia non indifferente. La gente passeggiava con le mani piene di buste; le luminarie ballonzolavano lievemente al soffiare del vento; le vetrine dei negozi si illuminavano ad intermittenza e in alcune era possibile intravedere un albero adornato; un ragazzino vestito da Babbo Natale cercava di scucire qualche spicciolo ai passanti mentre un suo “collega” suonava un’arrangiata We wish you a Merry Christmas. Dentro il collegio, invece, regnavano il silenzio e un buio angosciante spezzato solo dalle luci di emergenza piazzate nei vari corridoi.

Mancavano ormai pochi giorni al rientro e, durante la pausa caffè, davanti un pandoro modificato con nutella, decidemmo di organizzare una protesta pacifica e silenziosa. Aspettammo il calar delle tenebre e con strumenti di fortuna, riempimmo la sala comune di addobbi che consistevano in fiocchi fatti con la carta igienica, palline e alberi disegnati alla bene e meglio su fogli A4 appiccicati al muro, nastri rossi presi dalle bomboniere di laurea legati in ogni dove. Davanti all’ingresso del dormitorio attaccammo un poster gigante, fatto da un puzzle di fogli uniti con il nastro adesivo, con su scritto:

“Vogliamo l’albero di Natale!”.

Soddisfatte del nostro operato andammo a dormire.

Il mattino seguente incontrai una delle inservienti. Mi fermai per farle gli auguri di Natale, il giorno del rientro era finalmente arrivato. Lei, non appena mi vide, scoppiò a ridere: “Cosa avete combinato sopra?”. Inizialmente feci finta di non sapere nulla, ma dopo qualche insistenza le risposi: “Ci siamo riprese il Natale, mi raccomando non togliere nulla e fallo vedere a Suor Cassa. Buone feste!”. Sorrise e mi salutò con un bacio sulle guance.

La nostra protesta silenziosa non fu seguita da nessun richiamo. Quando tornammo dopo le vacanze, gli addobbi di carta igienica avevano già trovato da tempo il loro posto nella spazzatura. Suor Cassa si comportò come se nulla fosse mai accaduto e, l’anno successivo, come arrivò l’8 Dicembre, la vecchia renna polverosa ricomparve sulla porta della segreteria e l’albero sbilenco tornò a darci il benvenuto.

SCOPRI TUTTE LE MEMORIE DI UNA COLLEGIALE:
  1. La verità, vi prego, sulle suore
  2. 50 sfumature di suora
  3. Le origini
  4. L’orario di rientro
  5. Ma tu odii le suore?
  6. Luoghi di ritrovo
  7. Amicizie sigillate da un rotolo di carta igienica e distrutte da una piastra per capelli 
  8. Vogliamo l’albero di Natale!
  9. La cartellina del demonio

10 commenti

  1. Pure le memorie ?:)
    Troppa grazia 🙂 così ci vizi 😀 
    Ma quindi non avete mai scoperto l’arcano?
    Chissà perché si è impuntata così…  misteri… della fede 😀
    Bel ricordo comunque 🙂 poi fa pure un bel effetto leggerlo in questo periodo 🙂

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