L’alienista: la serie tv dai mille risvolti [Recensione]

❀NO SPOILER❀

Nel diciannovesimo secolo si credeva che le persone affette da malattie mentali fossero alienate dalla loro vera natura. Gli esperti che le studiavano erano pertanto chiamate alienisti.

L’alienista (The Alienist) è una serie televisiva statunitense basata sull’omonimo romanzo di Caleb Carr. La prima stagione è stata trasmessa negli Stati Uniti d’America dal 22 gennaio 2018 sul network TNT, mentre in Italia e nel resto del mondo è stata resa disponibile su Netflix a partire dal 19 aprile 2018.

TramaL’alienista Laszlo Kreizler chiama il suo amico John Moore, un reporter del “New York Times” in cerca di stimoli, sulla scena del macabro omicidio di un giovane escort di Manhattan. Quando il nuovo capo della polizia Theodore Roosevelt, con una mossa poco ortodossa, decide di affidare loro un’indagine parallela, i due outsider si affidano a tecniche d’indagine e tecnologie emergenti della scienza forense per dare la caccia a uno dei primi serial killer di New York City, aiutati dalla giovane segretaria del dipartimento Sara Howard.

Attori e attrici: Daniel Brühl, Luke Evans, Dakota Fanning, Brian Geraghty, Robert Wisdom, Douglas Smith, Matthew Shear, Q’Orianka Kilcher, Matt Lintz

In una New York di fine ‘800 si muovono le trame di una storia che, sin dal primo episodio, pare sia ispirata a Jack Lo squartatore, (che infatti viene anche nominato). Le vittime non sono donne, ma bambini costretti a prostituirsi. La polizia, dopo aver rinvenuto il cadavere di un ragazzino orribilmente mutilato, non riuscendo a trovare il colpevole, si rivolge- con non poca reticenza-  al dottor Laszlo Kreizler, un alienista.

La serie è composta da dieci episodi e, per come è strutturata, la si può dividere in due grandi blocchi:

primo blocco
Dal primo al quinto episodio

Nel primo episodio vengono presentati i vari personaggi e il contesto in cui ci muoviamo: c’è il ritrovamento di un cadavere; vediamo la corruzione presente nel corpo della polizia e la forte diffidenza dell’epoca nei confronti della psichiatria.

I personaggi sono sin da subito inquadrati e caratterizzati psicologicamente e, a causa dei caratteri forti delineati, aleggia l’idea che non avremo evoluzioni a riguardo. Eccone alcuni:

Il dottor Laszlo Kreizler:  un uomo freddo e glaciale che sembra incapace di provare qualunque tipo di emozione. Vuole scoprire la verità e non gli importa di essere chiamato ciarlatano, epiteto che sentiamo ripetere diverse volte.

John Moore: è un personaggio combattuto e pieno di problematiche. Persegue la strada che dovrebbe portare alla verità, ma è palese che abbia un passato che lo tormenta.

Sara Howard: viene presentata come la prima donna a lavorare presso un distretto di polizia. Caparbia, non si fa mettere i piedi in testa dai suoi colleghi uomini che vogliono farla sentire a disagio in quanto donna fuori contesto. Grazie all’utilizzo di questo personaggio si tira in ballo il tema dell’ emancipazione femminile e vengono messe in evidenza le difficoltà che una donna può incontrare in un ambiente lavorativo maschile (a tale riguardo i produttori forse sono stati anche troppo buoni).  

Polizia: una banda, con qualche eccezione, di corrotti che campano a mazzette.

Theodore Roosevelt: in mezzo al quadro di corruzione che viene dato della polizia, l’unico briciolo di onestà sembra averlo il nuovo commissario.

La serie ha un ritmo abbastanza serrato e privo di tempo morti. Quello che veniva accennato nel primo episodio, ovvero la presenza di un serial killer, diventa subito una problematica concreta che va risolta nell’immediato per evitare che si ripetano altri omicidi. I personaggi e i loro ruoli, episodio dopo episodio, diventano più chiari, e c’è una distinzione tra buoni e cattivi. Qualche scena di sesso è buttata a caso e non ha alcuna utilità ai fini della storia, ma dati i contenuti pesanti che tratta la serie non ci si fa neanche caso. Ci tengo a dire che, nonostante si parli di prostituzione minorile e omicidi di bambini, sono presenti scene abbastanza crude, ma non si abusa mai di ciò.

Il vissuto di alcuni dei protagonisti viene raccontato e letto in chiave psicologica: Come hanno inciso gli avvenimenti dell’infanzia sulla persona? Come l’hanno fatta diventare nel presente?

Il Dottore, come già scritto, è presentato come un uomo molto sicuro di sé e del suo sapere, ma il serial killer riesce a metterlo in seria difficoltà, insinuando in lui dubbi e insicurezze e tirando fuori il suo lato più umano. Episodio dopo episodio, vediamo una vera e propria evoluzione del suo personaggio.

Attraverso l’intraprendenza di Sara si tocca un tema molto importante, che in quell’epoca stava iniziando a palesarsi: i diritti delle donne, e nello specifico il femminismo. Ho apprezzato tantissimo quei brevi secondi che mostrano una manifestazione di suffragette. Si parla, inoltre, di come la società costruisca i ruoli che tutti dobbiamo ricoprire, e soprattutto di come le donne siano toccate da ciò: devono sorridere, sposarsi, annuire, fare figli…anche se non lo desiderano.

Quando si parla di thriller psicologici, non so perché, ma è quasi impossibile non trovare un riferimento alle farfalle. E anche in questo caso, una signora molto particolare, mostra fiera la sua teca di lepidotteri, spiegando come la loro bellezza nasconda esseri spietati. Guardando questa scena non ho potuto fare a meno di pensare a Il silenzio degli innocenti.

Inoltre facciamo anche la conoscenza di quello che è il presunto cattivo della serie, le sue tecniche di tortura, la sua condizione sociale, le sue preferenze sessuali… e si delinea un profilo psicologico del killer di bambini.

Secondo Blocco
Dal sesto al decimo episodio

Il sesto episodio rappresenta una linea di demarcazione che una volta oltrepassata sconvolge tutte le teorie e gli avvenimenti che abbiamo visto sin ora. Cambia davvero tutto e, oltre alle vicende che prendono una piega diversa, vediamo crollare quelle maschere di sicurezza che alcuni personaggi si sono costruiti nel tempo. Sara diventa sempre più sicura di sé e delle sue capacità. È un personaggio femminile inusuale per l’epoca presentata, oserei dire fuori contesto, in quando rappresenta una donna forte, che rifiuta i ruoli imposti, che sa muoversi con destrezza in ambienti definiti dall’immaginario comune maschili. Riesce a farsi rispettare nonostante venga spesso sminuita e quasi messa da parte.

Il fulcro di questo secondo blocco sono le bugie, le verità taciute. Continuano sempre gli omicidi, ma… c’è un ma che non posso rivelarvi. Altrimenti dovrei mettere un bellissimo avviso spoiler o, diversamente, beccarmi un sacco di improperi. 🙂

La narrazione ha ritmi sempre più frenetici. I protagonisti sono esasperati e il killer tocca vette di violenza sempre più alte. Si parla anche di manicomi e viene mostrato un lato duro, ma anche troppo gentile, di quelli dell’epoca.

Di tanto in tanto si ci perde in un lungaggini dalla dubbia utilità, avrei preferito che la stagione durasse almeno due episodi in meno, facendo concludere così le indagini prima. Alcune scene ed elementi a cui è stato dato peso all’inizio della storia, capiamo essere del tutto inutili e insensati. Lasciano solo dei dubbi che non riuscirebbero a trovare risposta in un’ipotetica seconda stagione (che a quanto pare ci sarà).

Sono rimasta un po’ delusa dal finale, speravo fosse un po’ più elaborato e che venisse dato più spazio al serial killer. Le interazioni con quest’ultimo, tralasciando l’analisi degli indizi, sono pressoché nulle. E dopo una caccia all’uomo serrata, dove si analizza ogni minimo dettaglio, il tutto non può trovare conclusione con un colpo di scena (se così si può chiamare) a dir poco banale e stupido.

L’alienista è una serie che tocca tematiche pesanti, e non risparmia al suo spettatore scene cruente dove i protagonisti sono ragazzini orribilmente mutilati.

Ho amato le varie interpretazioni, soprattutto quella di Daniel Brühl nei panni del dottore Laszlo Kreizler. I ritmi sono frenetici, e ogni episodio scorre velocemente. Anche se, a causa dei tanti indizi che vengono forniti, consiglio di evitare il binge watching. I personaggi evolvono e cambiano, non avremo le stesse persone che ci sono state presentate nel primo episodio.

Bellissimi gli abiti, fedele la ricostruzione di usi e costumi dell’epoca, interessanti le nozioni storiche e psichiatriche presenti.

Una cosa che mi ha divertito è stata la completa incapacità di inserire i momenti che toccano le corde dell’amore nei giusti contesti: le dichiarazioni amorose vengono messe un po’ a casaccio, risultando inopportune al momento che viene mostrato. Un po’ come se uno scoppiasse a ridere fragorosamente durante una solenne cerimonia religiosa, per intenderci.

Il finale, come già scritto, è un po’ deludente in quanto sembra che la serie sia stata conclusa velocemente, nonostante uno sviluppo abbastanza dettagliato delle vicende.

L’alienista, tralasciando qualche piccola pecca, è un buon prodotto, interessante da diversi punti di vista. Una serie dinamica, con un cast giovane davvero d’eccezione, capace di sorprendere e sconvolgere.

La consiglio a tutti gli amanti del genere.

14 commenti

  1. Sono fuori da Netflix, so solo che esiste il che è poco, ho letto comunque il tuo “racconto” perchè mi piacciono le storie (rigurgiti d’infanzia, la magia del “C’era una volta….”), e quello che posso dire (anzi ripetere) è che sei brava. Acuta. Affidabile. Ti basta? 🙂

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