La vita di Adele [Recensione Veloce]

Recensione Veloce #3

La vita di Adele è un film del 2013 diretto da diretto da Abdellatif Kechiche, tratto dal romanzo a fumetti Il blu è un colore caldo di Julie Maroh. Il film si è aggiudicato la Palma d’oro al Festival di Cannes 2013.

TramaA 15 anni, Adele ha due certezze: è una ragazza, e una ragazza di solito esce con i ragazzi. Il giorno in cui intravede il blu dei capelli di Emma, sente che la sua vita sta per cambiare. Sola con i suoi dilemmi adolescenziali, cambia l’idea che ha di se stessa e sente trasformarsi il modo in cui gli altri la guardano.

In tre ore di film Abdellatif Kechiche racconta la vita di Adele: la confusione di un’adolescente che non riesce a capire se si sente attratta dagli uomini o dalle donne; la storia passionale che vive con Emma; il tradimento; la ricerca del perdono…

Il ritmo è molto lento, la storia viene snocciolata con flemma e vengono inseriti gesti quotidiani che ben poco hanno a che fare con quello che viene raccontato. Il regista ama inquadrare i volti, le singole parti del corpo… di raro vediamo figure complete. I personaggi vengono ripresi nella quotidianità e assistiamo ai loro pasti, i quali vengono mostrati con una certa morbosità: Adele divora il suo cibo con la bocca aperta, mastica rumorosamente; di altri viene inquadrato il muso sporco di sugo mentre ingurgitano spaghetti… e tutto ciò è fatto vedere con primi piani delle labbra e del viso, con mani che portano il cibo alla bocca.

Questa specie di fissazione per il cibo e la voracità con cui vengono consumati i pasti non riesco a contestualizzarli all’interno del film, sembra di vedere Paviglianiti che divora la sua zuppa di fagioli. Però, mentre quest’ultimo era un’icona trash, il film di Adele dovrebbe raccontare una storia che non è una parodia infarcita di satira.

Il film è inoltre ricco di scene di sesso e nudi integrali, che spesso sono inseriti a caso e non sono utili alla trama della storia. Non vengono mostrati attimi di passione, ma rapporti sessuali completi che, per come sono mostrati, sfiorano il porno. Arrivati a un certo punto, a causa dell’eccessiva durata, non nascondo che ho mandato avanti il film: che senso ha far vedere quindici minuti di sesso? perché? Il tutto ha tratti voyeuristici che stonano, e infatti tante sono state le critiche a riguardo.

Inoltre, non  tutto è tutto oro quello che luccica: le attrici si sono scagliate contro il regista  e l’autrice del fumetto non ha apprezzato le diverse aggiunte che nulla avevano a che fare con la storia originale.

Secondo me esistono dei film che o li ami da morire, o li odii a bestia. La vita di Adele rientra  fra questi, nessuna via di mezzo. E ok, ha vinto la palma d’oro e bla bla… ma io non sento di consigliarlo, sia per l’eccessiva durata, che per le diverse cose che stonano al suo interno…

Pollice verso!

11 commenti

  1. Sei di una chiarezza ammirevole. Sarà per questo che ormai mi rivedo volentieri i vecchi film?
    Nota: da quello che ho capito le parti che potrebbero più interessarmi sono quelle da te segnalate cone inserti ecc. ecc… pensierino della notte: vuoi vedere che la giuria di Cannes in realtà ha premiato quelle?
    Sogni d’oro 🙂

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  2. Buon 2019^^
    Avevo visto qualche scena l’altro giorno, in seconda serata, mentre aspettavo di addormentarmi^^
    Lo ho trovato carino, le due ragazze normali (non stereotipate) e la loro relazione veramente affettuosa. Premesso che ho apprezzato il poco che ho visto, secondo me il regista ha voluto tante scene di sesso perché in una relazione se ne fa e mostrarlo dentro a una relazione come una quotidianità e base di coppia. Poi io avrei anche fatto a meno di vedere tanto spesso le tette, ma almeno non era volgare e potrebbe aiutare la normalizzazione: un ragazzo inizia a guardare il film per le numerose scene lesbo, si dice grande fantasia, ma per l’altra metà vede una relazione lesbica nella quotidianità^^

    Spero di essermi spiegato, sono arrivato qui dopo che lo hai messo tra i flop 2018 e volevo darti la mia spensierata e gaia opinione^^

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