Una scatola di buone maniere

Storie di Cortese Irriverenza #10

Quando entrate in un negozio salutate anche se la commessa è simpatica come un’unghia incarnita? Se dovete telefonare qualcuno non lo fate negli orari che, solitamente, vengono dedicati al riposo? Non pensate che tutto vi sia dovuto e siete soliti ringraziare dopo aver ricevuto una cortesia?

Se avete risposto di sì a queste tre domande, siete nel posto giusto! Oggi parleremo della quasi scomparsa arte dell’educazione, di quella brutta parola che è la gentilezza.

Fino a qualche tempo fa i ragazzini e le ragazzine erano costretti a seguire corsi di bon-ton, studiare manuali riguardanti le buone maniere al fine di potersi inserire nella società e non essere, così, considerati cafoni e sciocche.

Oggi, ahimè, le cattive maniere regnano sovrane. La gente non sa stare seduta a tavola figuriamoci rapportarsi con il prossimo.

Così succede che spesso, per non essere mangiati in questa folle giungla di maleducazione, tocca mimetizzarci e far uscire fuori la nostra piccola anima furibonda.

Altrimenti capita che vai in un ufficio a chiedere gentilmente informazioni e l’impiegata allo sportello a malapena solleva il capo per capire da dove provenga il ronzio delle tue parole. Ti mette in attesa e “ritorni fra un settimana che forse posso aiutarla”. Poi però arriva Attila, il flagello di Dio, minaccia di andare dal suo superiore, di chiamare i carabinieri e ucciderle tutti i parenti fino alla prossima generazione e se ne va via, felice e contento, con i documenti alla mano, un buongiorno torni presto a trovarci e un invito a cena.

La domanda sorge quindi spontanea: perché Attila, che urla e sbraita, ottiene quello che gli serve e, invece, io, cittadino mite e silenzioso, devo patire le pene dell’inferno? Misteri che Adam Kadmon levati proprio!

Attila

Ma le situazioni possono essere, comunque, molteplici: magari scendi le scale di casa, fai per salutare il vicino incontrato per caso, e quello ti fissa con uno sguardo alla …che c*zzo vuoi, manco fossi il postino con una raccomandata di equitalia. E tu, con la mano sollevata a mo di saluto, fai finta di grattarti la testa. Oppure entri in un locale, c’è un tizio davanti, ti sorride, ma al posto di tenerti la porta te la sbatte in faccia perché …. volevate la parità, la porta non te la tengo aperta. E capisco il femminismo e il fatto che sono capace di girare una maniglia, ma si tratta di semplice gentilezza non della richiesta di un rene.

A tutto ciò, possiamo aggiungere la strafottenza dei genitori convinti che i vocalizzi o l’irruenza del frutto del loro amore  siano apprezzati da tutti gli avventori di un qualsivoglia locale pubblico; l’indomita rabbia che pervade la gente che guida una macchina in una strada mediamente trafficata; lo spirito bellico che si impossessa degli inconsapevoli corpi delle persone in fila.

Insomma, l’avere a che fare con la gente non è sempre così semplice: tutti con i loro problemi, la loro rabbia, le loro incazzature; incapaci di capire che anche gli altri hanno la loro storia e che, ad un immotivato sguardo incazzato, sono capaci di rispondere un candido vaf*anculo, ma non lo fanno per…educazione.

Fin quando però, la mancanza viene fatta da un estraneo, viene più semplice passarci su o, a lungo andare, prenderla come una situazione a tratti divertente. Il problema nasce nel momento in cui, a peccare di scostumatezza, sono le persone che conosciamo, gli amici, i conoscenti, quelli che per forza di cose siamo costretti a frequentare.

Quante volte avete avuto l’impulso di lanciare una pentola in testa a vostra zia, mandare a quel paese l’amico del vostro fidanzato, o gridare un liberatorio turpiloquio alla vostra vicina di casa convinta che le piante secchino se vengono toccate da una donna mestruata? Lo so, lo avete avuto, ma non avete fatto nulla perché la vostra educazione ve lo ha impedito e perciò … sorridi e annuisci e vaf*anculo tu e le piante! 

Siete riusciti ad essere gentili anche quando urlavate dentro di voi, come quella volta che siete andati a prendere un caffè a casa di un’amica dopo che quest’ultima ha insistito tanto. Il caffè lo avete bevuto, anche se sembrava di deglutire acqua sporca, ma non avete potuto usufruire della sua attenzione, in quanto era così presa dalla puntata di uomini e donne che vi ha abbandonato sul divano annuendo distrattamente ad ogni vostro tentativo di conversazione. E dopo l’ennesimo “Maria…io esco”, l’avete preso come un suggerimento e ooops si è fatto tardi, devo tornare a casa a fare i grattini al gatto.

Ma le storie che potrete raccontare un giorno ai vostri nipoti saranno tante come quella di Armando, il vostro (ex)amico universitario, che il giorno del suo compleanno organizzò una festicciola a casa sua e al termine della serata tirò fuori gli scontrini della spesa per dividere equamente anche il costo della carta igienica usata. O quella di quando eravate soliti frequentare una compagnia di amici e ogni volta che arrivavate salutavate tutti, ma c’erano sempre quei due che continuavano a fare i fatti loro ignorandoti bellamente. E non lo facevano per antipatia- dicevano- ma semplicemente perché loro erano così, squisitamente maleducati e capaci di far sentire di troppo anche la più socievole delle persone. E venivano giustificati da tutti con un “ma loro sono fatti così!”. Ah…

E continuerete a narrare le vostre vicende, ricordando di come era bello essere delle persone gentili, di quando vi veniva spontaneo mandare un messaggio o fare un chiamata giusto per farvi vedere presenti e amichevoli, e nonostante ciò vi rispondevano così freddamente da essere costretti a mettervi il cappotto il 15 agosto. Avete presente quei messaggi lunghissimi dove vi rispondono con un grazie. (di fondamentale importanza il punto)? Ecco, quelli.

Il problema sapete però qual è? Che tutti vogliono gentilezza ed educazione, ma una buona parte non è disposta a contraccambiare. Un do ut des sfalsato, univoco.
Il vicino di casa scorbutico, nel momento in cui farete finta di non vederlo, dirà che siete scostumati. La zia di terzo grado pretenderà messaggi e chiamate, ma sarà tirchia nel dispensarli perché ha i c*zzi suoi da fare, mica può pensare a queste cose. L’amica del caffè lurido andrà a dire che non vi fate più sentire. E così via in un infinito elenco di cose che dovevate fare e non avete fatto…. e bla bla bla.

E spesso non potrete neanche lamentarvi! Come perché? Ve lo ricordate di quella volta che siete andati a casa di vostro cugino a cena? Vi aveva invitato per farvi conoscere la sua nuova fidanzata. Vi siete presentati puntuali come un orologio svizzero, e quando siete entrati in casa, la nuova compagna, era seduta sul divano in pigiama, a gambe aperte, e con in testa un asciugamano in quanto aveva i capelli bagnati. Non si è neanche alzata per presentarsi, vi ha stretto la mano ed è tornata a guardare la tv. Ma la cosa più bella è stato il dopo cena: come avete posato il cucchiaino del dolce, i due hanno sparecchiato tavola in un nano secondo e si sono congedati per andare a dormire dicendo: “se vuoi puoi rimanere a guardare la tv, fai pure. Noi siamo stanchi!” e voi, un po’ sconvolti, pensando che il cannellone avesse risvegliato improvvisamente la loro passione, avete salutato dicendo: “Vado via, la televisione la ho anche a casa mia!”. Quando avete raccontato a vostra zia la serata, lei si è arrabbiata come un ippopotamo con l’ernia, ma non con loro, con voi!

“Sono ragazzi, devi essere un poco flessibile!– vi apostrofò arcigna- tu vivi in una scatola! Una scatola di buone maniere. Le tue buone maniere. E sei convinta che tutti debbano comportarsi secondo questi schemi.” 

“Zia, ma salutare una persona e non abbandonare un ospite, che hai invitato, durante una cena… non sono cose così assurde, eh!”

“Vivi in una scatola! In una scatola, tu e le tue buone maniere!”

La conversazione terminò così, e spesso, ripensandoci, vi chiedete cosa sarebbe successo se al vostro posto si fosse trovare la vostra “flessibile” zia o se fosse stati voi ad avere avuto un simile comportamento. Gogna pubblica? Chi lo sa…

Ma in fondo va bene così… teniamoci la nostra scatola di buone maniere, imparando però a non pretendere niente da nessuno. Chissà che un giorno qualcuno non riuscirà ad apprezzarci anche per la nostra gentilezza.

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22 commenti

  1. Che dirti? Hai ragione da vendere. Sorprende soprattutto che la maleducazione venga giustificata quando invece è ingiustificabile e spesso ti sorprende impreparata. Non ci fanno nemmeno caso perché sono rustici per natura. Un tempo si insegnava anche a scuola ma ora non più e la gente ha sempre meno rispetto per gli altri ma anche per se stessa anche se è tanto maleducata e scortese da non rendersene nemmeno conto. Ciao.

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  2. Anche io mi tengo ben stretta la mia scatola. La mia reazione dipende dalla giornata e dalla persona, a volte lascio correre – ma deve valerne la pena 😉- . Negli altri casi…non mi manca la risposta, d’altronde non essendo più una ragazzina pretendo un certo tipo di comportamento. Consiglio quindi di evitare chi persevera in cafonaggine e un bel “me ne fotto” 😂 ci vuole proprio…ops che linguaggio!

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  3. Cara amica, ci sono ancora le persone gentili e sensibili. Addestrate ai corsi di marketing, non ti sbagli: le riconosci subito perchè hanno da venderti qualcosa.
    L’altro giorno al supermercato, ho ceduto il passo a una signora. Si è fermata commossa a ringraziarmi. Doveva esserle successo per la prima volta in una vita???
    Mi sa che ormai… altro che cattiva educazione! È già tanto non essere rapinati o presi a botte, così per il gusto di qualcuno, e per una donna non essere scippata o stuprata. Complice chi amministra la Giustizia, severa con la vittima, comprensiva con i delinquenti (gli mettono il braccialetto, manca solo al delinquente il diritto di scegliersi la marca, il braccialetto sobrio o con i rubini?)

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    • Carissimo, a me lo sai cosa fa ridere? Quando si complimentano con i miei genitori per l’educazione mia (a 32 anni???) e dei miei fratelli: “sono così educati, salutano sempre!”. Come se fosse una cosa straordinaria! 😀
      Il tuo commento va ad ampliare ancora di più il raggio e, ahimè, hai perfettamente ragione!

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  4. Scrivi in modo da strappare sempre un sorriso, nonostante le situazioni 🙂

    Si, la gentilezza è un po’ in ribasso… Per usare un eufemismo 😀

    Si potrebbe analizzare tutto, mi limito, sennò ne esce un Giulia o la nuova Eloisa 😀

    Il cugino, ipotizzo che ti abbia invitata senza prima sentire la tipa, lei, da brava fanciulla comprensiva 😀 , si è adirata per qualche motivo suo e per ripicca è verso di lui ti ha ignorata ( tipo pastore del Caucaso quando vede un cane di piccolo taglia, anche se abbaia non lo caga 😀 )

    Quindi colpa del cugino … Doveva sceglierne una meno rompi 😀

     La zia, conoscendoti  vede che te la prendi, ci resti male ecc quindi cerca di renderti un po’ meno eterea ( tipo lo zio con il nipote nel libro di goncarov che ti dicev l’altra volta)

    Ma tu tieni duro 🙂 
    Ah..
    Comunque  non serve adirarti 
    L’errore lo fanno gli altri, la loro coscienza interverrà e li punirà in tua vece 
    Se invece  ciò non dovesse avvenire vuol dire che son persone per la quale non vale la pena prendersela …

     

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    • Grazie mille per il complimento! Me lo prendo tutto con orgoglio! Sei sempre così gentile! 🙂

      Beh, come scrivevo qualche commento precedente, nella vita bisogna imparare a lasciare andare. E come diceva la saggia donna di mia nonna: fai bene e scordalo fai male e pensa…
      Ci ritornerà tutto indietro in karma! 😀

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  5. Che dirti….hai usato tutte le parole giuste, le situazioni e gli stati d’animo. Se avessi lasciato uno spazio in fondo all’articolo con la parola FIRMA io avrei firmato e sottoscritto ogni parola 🤣🤣. Condivido tutto.

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  6. Di me dicevano che ero gentile….
    Poi ho capito che non sempre era un apprezzamento , anzi era un punto di partenza per pretendere senza ricambiare mai.

    Di primo acchito , mi piacciono le persone ….ma poi mi dico , “ma chi ti ha chiesto niente? Fatti un po’ più i c***i tuoi”!
    E vedo che facendo qualche volta ” ‘a faccia feroce” , funziona!

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