Ottimi motivi per (non) leggere L’amica Geniale di Elena Ferrante

Ci siamo gente! A quanto pare questa estate inizieranno le riprese della serie tv basata sui quattro libri più famosi della Ferrante e firmata da Rai in collaborazione con – nientepopodimenoche – HBO, già me la immagino la sigla iniziale stile Game of Thrones. Prima che l’amica geniale si trasformi in un’attrice in carne ed ossa che tenta di imitare l’accento napoletano, lasciate che vi dia qualche buon consiglio di (non) lettura.

L’amica geniale di Elena Ferrante è il primo libro di una tetralogia, i libri che seguono sono Storia del nuovo cognome (2012), Storia di chi fugge e di chi resta (2013) ed infine Storia della bambina perduta (2014), in realtà dovreste vederlo come un unico libro molto lungo poiché è la storia di due donne dall’infanzia fino all’età adulta.

Si tratta di un successo planetario (lo ha letto persino la Clinton) reso ancora più accattivante dal mistero sull’autrice, Elena Ferrante è infatti uno pseudomino dietro il quale si cela uno scrittore/scrittrice che non ha mai voluto palesarsi. Qualche  mese fa il Sole24ore, con un’inchiesta degna del Commissario Montalbano e una totale noncuranza per la scelta dell’autore, ha svelato quella che sembra essere l’identità di Elena Ferrante. Pur avendo letto le  varie ipotesi sull’identità della Ferrante l’unica persona alla quale riesco ad associarla è Elena Greco, donna intelligente e colta, protagonista del libro. Qui di seguito vi elenco qualche motivo per cui sarebbe meglio per voi non conoscere Elena Greco e la sua amica Lila.

1) L’amicizia

La storia racconta l’amicizia di Elena Greco (Lenù) e Raffaella Cerullo (Lila) a partire dall’infanzia vissuta in un rione di Napoli negli anni 40 fino all’età adulta. Un’amicizia talmente vera che non è mai sdolcinata, non è mai “perfetta” anzi è ricca d’invidia, di odio, di complessi di inferiorità che tormenteranno l’una e l’altra per tutta la vita. Sono ognuna l’amica geniale dell’altra e nel riconoscere questa genialità si odiano a vicenda pur sentendosi complementari. L’amica descritta dalla Ferrante è un’amica che scorge nell’altra la realizzazione dei propri sogni infranti e se da una parte incoraggia sinceramente a realizzare cose sempre più grandi dall’altra si sente depauperata di qualcosa che le spettava di diritto. Chi è la vostra amica geniale? Da chi dipendete al punto da odiarlo?

2) La scrittura della Ferrante

Se vi piace scrivere vi innamorerete della Ferrante, almeno è quello che è successo a me. E’ una scrittura secca, senza fronzoli e per questo molto efficace. L’autrice parla spesso attraverso la voce di Lila e crea immagini semplicissime e nitide, usa la voce di una donna che non ha studiato ma che conosce bene il mondo e sa sintetizzarlo con poche parole, spesso volgari.

“…Non se ne può più, diceva, l’elettronica sembra così pulita e invece sporca, sporca moltissimo, e ti obbliga a lasciare te stessa dappertutto come se ti cacassi e ti pisciassi addosso di continuo: io invece di me non voglio lasciare niente, il tasto che preferisco è quello che serve a cancellare.” 

3) Nino Sarratore

Ognuno di noi ne ha uno, Nino Sarratore è l’unico vero amore di Elena Greco ed è uno dei personaggi più odiosi della serie, molto più insopportabile dei feroci fratelli Solara, i camorristi del rione. E’ bello, colto, intraprendente, il classico ragazzo brillante abituato a fare colpo su tutti e ad ottenere sempre quello che vuole, superficiale e capriccioso come un bambino, entra nella vita delle persone e le stravolge. Per gran parte della sua vita Elena lo vedrà come sogno d’amore irrealizzabile nonché modello di riscatto sociale da seguire.

4) Ragione economica

qui veniamo alle ragioni un po’ più terra terra: sono quattro libri, se leggete il primo non potrete non comprare gli altri quindi vi ritroverete presto con (circa) 60 euro in meno nel portafogli

5) Una nuova Napoli

Si parla spesso di Napoli ricorrendo a due stereotipi: la città feroce e spietata di Gomorra – libro/serie – che proprio come Gomorra – città biblica – non ha possibilità di redenzione oppure la Napoli chiacchierona, esuberante, truffaldina ma generosa di chi vive alla giornata. Ancora una volta l’amica geniale ci dimostra che la realtà è molto diversa da quel che appare o da come la vogliono far apparire. I personaggi del rione di Elena e Lila provano a fuggire dalla criminalità, la detestano eppure talvolta vi ricorrono riconoscendole un potere indiscusso. La sfacciataggine dei protagonisti, il loro continuo arrangiarsi non li rendono simpatici agli occhi del lettore, non sono quei poveri di Dickens pieni di buoni sentimenti, sono persone occupate a sopravvivere. Come la Ferrante uso le parole di Lila per creare quell’immagine di miseria in cui si muovono i personaggi della seria:

Disse sfottendo che non sapeva niente della classe operaia. Disse che conosceva solo le operaie e gli operai della fabbrica dove lavorava, persone da cui non c’era assolutamente niente da imparare se non la miseria. Ve l’immaginate, chiese, cosa significa passare otto ore al giorno immersi fino alla cintola nell’acqua di cottura delle mortadelle? Ve l’immaginate  cosa significa avere le dita piene di ferite a forza di spolpare ossa d’animale?  Ve l’immaginate  cosa significa entrare e uscire dalle celle frigorifere a venti gradi sotto zero e prendere dieci lire in più all’ora?Se ve l’immaginate, cosa credete di poter imparare da gente costretta a vivere così?

6) Il lieto fine

Se vi piace il lieto fine dovreste leggere solo i primi tre volumi. Arrivati all’ultima pagina de Storia di chi fugge e di chi resta i più romantici avranno gli occhi a cuoricino e saranno soddisfatti del vissero per sempre felici e contenti che fa capolino ma, come vi ho detto, la Ferrante è estremamente realistica e nel mondo reale difficilmente si vive felici e contenti per sempre, ci sono momenti di gioia folle ed altri di disperazione, c’è il successo  e c’è il fallimento, se siete in grado di accettare entrambi forse potete leggere Storia della bambina perduta e farvi spezzare il cuore.

Ho adorato questa serie l’ho letta con calma proprio per gustare ogni libro, parliamo di un arco temporale di circa sessanta anni per cui credo sia necessario far passare un po’ di tempo tra la lettura di un volume e quello successivo in modo da non rimanere troppo legati ad Elena e Lina bambine. Decisamente consigliato anche per quella  aurea di mistero che l’autrice ha creato intorno alla sua identità.

Da leggere con in sottofondo Liberato con la sua Tu t’è scurdat e me per scoprire i luoghi più significativi di Napoli :

Ps: Liberato è un artista partenopeo che preferisce mantenere l’anomimato – vi ricorda qualcuno?

9 commenti

  1. Li ho letti. Li ho letti perché me li hanno consigliati, e per tutta la lettura ho ringraziato la persona che me li aveva indicati, fino alla delusione finale. Nulla è stato spiegato, rimangono quei buchi neri che i lettori, generalmente, non amano, almeno io no sicuramente.

    Molto ma molto ben scritti, non li consiglierei né rileggerei.

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  2. Questa serie di romanzi ha diviso noi menti vagabonde. A me, Cassandra, è piaciuta molto, Sibilla invece si è fermata al primo libro. Anche noi due siamo grandi amiche e forse proprio questo rapporto di odio e amore e di dipendenza psicologica di Elena e questo essere così…quasi troppo intelligente, troppo qui e troppo là di Lila non hanno convinto Sibilla. Io ho apprezzato il racconto in generale, come si svolge nell’arco degli anni di pari passo con il cambiamento della società italiana, soprattutto il cambiamento di ruolo e le istanze femminili; ho ritrovato comunque veritieri gli aspetti di una città così bella e interessante come Napoli e i personaggi che la popolano

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  3. Sono stata sempre sul punto di comprare e leggere il primo libro ma alla fine cambiavo idea. Non so come mai, la trama forse non mi ispirava e trovo la copertina bruttarella.
    Per ovviare il problema l’ho regalato a mia mamma che l’ha letto e non mi sembra ne sia rimasta molto soddisfatta…. andrò a recuperarlo 🙂 grazie per la recensione, mi hai fatto venire voglia di leggerlo!

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  4. Grazie per la recensione! La trama non mi ispirava molto e la copertina è bruttarella non mi ha mai catturato, ma l’avevo regalato a mia mamma. A lei non è piaciuto ora è arrivato il momento di andare a recuperarlo!

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  5. Confesso di aver letto il primo libro, trovandolo molto ben scritto ma banale, già dato. Posso dire semplicemente noioso?
    Consapevole tuttavia, del valore assegnato unanimemente a quest’opera, ho scelto di proseguire, in attesa di qualcosa che mi catturasse. E invece no. Anche il secondo lIbro, leggibilissimo, sempre una ottima scrittura che tuttavia non mi diceva nulla, se non luoghi comuni, su di una realtà sociale; e su di un’amicizia, quella sì, ben restituita, a tutto tondo, ma non qualcosa che mi potesse trattenere e potesse diventare una mia lettura.
    Non ho proseguito. E non so. Momento di lettura sbagliato? Sicuramente; e ho sempre pensato che prima o poi dovrò dare un’altra possibilità a quest’opera.
    Questa tua restituzione, ora, mi apre una possibile chiave di lettura.

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