Donne guerriere che fomentano stereotipi

Articolo pubblicato sul blog Bambole Spettinate e Diavole del Focolare qui

Ho sempre stimato Natalie Portman, non è fra le mie attrici preferite ma molti dei film che ha fatto mi sono piaciuti: V per vendetta, Leon… persino la tanto criticata trilogia di Star Wars. La vedo come un’attrice poliedrica, capace di trasmettere, con la sua recitazione, emozioni fortissime.

Durante la vigilia degli Oscar, in un’intervista dove raccontava il suo nuovo personaggio, Jackie Kennedy, si è lasciata andare con delle dichiarazioni che mi hanno fatto riflettere e che condivido in toto, nello specifico:

La polemica sulla maniera con cui il cinema rappresenta le donne è sempre all’ordine del giorno. Lei che cosa ne pensa?

«Non credo che le donne, per risultare credibili, debbano essere per forza descritte come dure e ostinate. Anzi, penso che possano essere rappresentate in modo opposto, e produrre ugualmente cambiamenti».

Altra questione molto dibattuta è l’assenza di ruoli femminili di rilievo. Ci si lamenta perché i film ruotano troppo spesso intorno alle figure maschili. Che ne dice?

«Sì, i giornali parlano molto di questo argomento, delle attrici che non trovano ruoli, ma questo si verifica anche in molte altre professioni. Certo, più si raccontano donne che fanno cose importanti e più si diffonde il concetto che possano realmente farle. Però ritengo anche che noi abbiamo bisogno di mantenere le nostre posizioni senza per forza dover apparire donne guerriere, capaci di tutto. Occupare posizioni di leadership è certamente fondamentale, e io vedo in giro per il mondo un sacco di donne leader».

Pensiamo per un attimo a come sono cambiati i personaggi all’interno dei film e dei fumetti. Improvvisamente le donne, da incapaci principesse in attesa che qualcuno le andasse a salvare, si sono trasformate in delle guerriere spacca culi che urlo di Chen levati proprio. Donne capaci di qualunque cosa.

E per l’amore del cielo, la cosa ci piace! Personalmente adoro vedere un film dove le donne, con la loro forza, capacità e intelligenza, sono le protagoniste indiscusse. Però, ho notato che spesso, molti personaggi femminili vengono inseriti solo perché attualmente il mercato lo richiede. Non fanno niente di particolare, hanno una storia personale banale e scialba, senza alcuna caratteristica importante se non quella di menare duro.

Kristen Stewart

Lo scorso anno è uscito il prequel/spin-off/sequel (non si capisce bene cosa) di Biancaneve e il cacciatore: Il cacciatore e la regina di ghiaccio. E, mentre il primo film era ben strutturato con una Biancaneve che ne usciva alla grande dalle antiquate caratteristiche del suo personaggio originale, il suo seguito è stato un vero e proprio flop. Tralasciando la storia pessima e il film a dir poco brutto, improvvisamente viene riesumata Sara, la defunta moglie del cacciatore che, a quanto pare, morta non lo era mai stata. La sua utilità è alquanto dubbia poiché si limita a picchiare….picchiare….e picchiare. Non fa altro per tutta la durata del film. Ed è un vero peccato, poiché la sua presenza, in qualche modo va ad offuscare Ravenna, interpretata da una magistrale Charlize Theron, personaggio ben congegnato e fenomenale per quanto cattivo.

Tauriel

Stessa cosa accade nella trilogia de Lo Hobbit, dove vengono inseriti dei personaggi ai quali J. R. R. Tolkien non aveva proprio pensato; fra questi abbiamo Tauriel, un’elfa capitana delle guardie. Il suo ingresso dovrebbe servire a creare una sotto-trama amorosa che, purtroppo, non viene sviluppata bene, risultando completamente inutile. Il suo personaggio, non è un valore aggiunto, anzi, stravolge completamente la storia andando ad offuscare l’operato di alcuni protagonisti che nel libro risultano essere più sagaci e furbi. Inoltre non è ben caratterizzata, è un’elfa con un ruolo importante (e anche questa cosa sembra strana, e non perché lei sia donna ma in quanto giovane) ma di elfico ha ben poco.

Un altro esempio è il reboot dei Ghostbusters.  Questo film è nato per capovolgere i ruoli: la segretaria diventa il segretario e i Ghostbusters sono tutte donne. E fin qui nessun problema, anzi la cosa poteva essere una vera e propria svolta innovativa. Dopo la sua visione però, ci rendiamo conto di aver visto un film che tenta di ricalcare i suoi predecessori. Le protagoniste non brillano di originalità e vogliono imitare i loro equivalenti maschili con battute e modi di fare. Abbiamo una storia in perfetto stile Ghostbuster dove si cercano di far entrare brutalmente i vestiti dei vecchi acchiappa fantasmi a delle donne. Non si adatta la storia a delle protagoniste femminili, si cerca semplicemente di scimmiottare il passato. Abby, Erin, Jillian e Patty, così come anche Kevin, sono dei personaggi che imitano i loro corrispondenti maschili e femminili. Non hanno una personalità loro ben delineata.

Beatrix

E gli esempi purtroppo non finisco qui. Anche se, ovviamente, molti film hanno sì una protagonista donna forte, guerriera e che picchia duro, ma sono comunque costruiti intorno a lei. Pensiamo, per esempio, a Kill Bill di Tarantino, la storia di un’assassina in cerca di vendetta. Lei è una killer, abile con la spada, uccide tutti e ha anche una storia personale profonda che ne mostra il lato umano più intimo. Così come tutti i suoi avversari e avversarie. Beatrix nasce come Beatrix e non deve imitare nessun uomo.

La stessa rivoluzione, inoltre, è avvenuta anche nel mondo dei fumetti. Improvvisamente gli eroi della Marvel stanno diventando donna. E attenzione, perché il verbo diventare non l’ho usato a caso, in quanto non vengono creati nuovi personaggi ma le donne indossano le- già conosciute- vesti maschili.

Thor non è più degno di impugnare Mjolnir, ma siccome deve esserci sempre un Thor, quest’ultimo diventa l’arma di una donna. Finalmente abbiamo una dea del tuono che, a parte le tette, rispecchia in toto il suo omonimo maschile: stessa armatura, stessi poteri, stessa passione per la birra, stesso…nome!
Inoltre, siccome una dea del tuono risulta essere poco credibile, le viene chiesto di dimostrare di essere come il suo omonimo attraverso una serie di prove.

Tony Stark cederà la sua armatura ad una geniale studentessa del MIT che ha molti punti in comune con lui – a cominciare da una mente oltremodo brillante; E il costume giallo di Wolverine è già passato a X-23, una donna-clone che rispecchia tutte le caratteristiche del suo papà genetico.

Lo so che qualche fumettaro\a incallito potrebbe dirmi: “Ma Thor è stato anche altre persone, la Marvel non è nuova a questi escamotage“. Ma per quale motivo una donna, o chicchessia, non può avere un personaggio che sia semplicemente se stesso e senza dover imitare l’operato di altri?

Le donne devono comportarsi come i loro omonimi maschili affinché venga riconosciuta la loro autorità: Thor donna deve bere birra, Iron woman ancora non si sa cosa farà (in Italia il fumetto ancora non è arrivato) e X23 deve affettare i nemici con le stesse tecniche del papà. A differenza, magari, di una Wonder Woman (e tante altre eroine marvel) che nasce come un personaggio ben definito e se ne sbatte (pardon) altamente di dover imitare l’operato di un uomo.

Quindi, non sarebbe meglio creare delle storie incentrate e sviluppate su una protagonista donna anziché farle sembrare delle prezzemoline ogni minestra? Che senso ha prendere, come nel caso de Lo Hobbit, una storia scritta 80 anni fa e adattarla, in modo molto superficiale per giunta, ad un mercato cinematografico che ha delle richieste differenti, inserendo inutilmente un personaggio femminile? Perché creare e alimentare lo stereotipo di una donna che per essere qualcuno deve cercare di imitare un uomo in modi di fare e di essere?

Il problema sapete qual è? Che si sta abbandonando, fortunatamente, lo stereotipo della donna debole, bisognosa di aiuto e incapace per abbracciarne un altro, quello che prevede esclusivamente una donna forte, combattente e guerriera e che  scimmiotta lo stereotipo dell’uomo virile.

Perciò, per essere considerate autorevoli dobbiamo essere forti e guerriere e, come fine ultimo, abbiamo quello di somigliare ad un uomo ma, così, altro non facciamo che perdere la nostra essenza di donna adattandoci nuovamente ad un ruolo senza essere considerate per il nostro essere.

Ben venga la donna forte, ostinata, caparbia e capace di tutto. Ogni essere umano può aspirare a ciò, ma per emergere ed essere considerate autorevoli non dobbiamo “fare gli uomini” o- un esempio fra mille- saper usare tutte le armi del creato. Dobbiamo essere noi stesse: donne autentiche proprio perché non normate dalla società patriarcale, donne che non vogliono dover scegliere se essere guerriere spietate o miti fanciulle perché libere di essere sia l’una che l’altra, o nessuna delle due.

Carla Lonzi, nel Manifesto di rivolta femminile, scriveva:

La donna non va definita in rapporto all’uomo. Su questa coscienza si fondano tanto la nostra lotta quanto la nostra libertà.
L’uomo non è il modello a cui adeguare il processo di scoperta di sé da parte della donna.
La donna è l’altro rispetto all’uomo. L’uomo è l’altro rispetto alla donna. L’uguaglianza è un tentativo ideologico per asservire la donna a più alti livelli.
Identificare la donna all’uomo significa annullare l’ultima via di liberazione.
Liberarsi per la donna non vuol dire accettare la stessa vita dell’uomo perché è invivibile, ma esprimere il suo senso dell’esistenza.

E a me sembra che stiamo percorrendo una strada un tantino diversa, in cui non possiamo essere considerate nelle nostre diversità e caratteristiche. Dove dobbiamo sempre e comunque rispondere a degli standard imposti e dove nessuno\a è libero di essere semplicemente se stesso.

 

15 commenti

  1. Interessante l’analisi che hai fatto. E’ vero che l’eroina di un fumetto o alcuni personaggi di certi film non dovrebbero necessariamente ricalcare i comportamenti prettamente maschili per rappresentare donne di carattere; ma c’è un ma, queste caratteristiche si riscontrano spesso in donne reali, che vivono in questo mondo e che ricoprono ruoli di un certo rilievo, a me pare che molte assumano atteggiamenti maschili, neanche poi i più simpatici. Probabilmente hanno dovuto faticare molto per arrivare a certi traguardi, questo va loro riconosciuto, ciò non toglie che sia molto discutibile il comportamento nei confronti delle altre donne. Donne così io ne ho incontrate, chissà che poi non siano proprio le donne a scrivere ruoli del genere nei vari film, tornando al discorso iniziale 😉 . Comunque, per me, uno dei personaggi di fantasia migliori considerato il contesto storico è Elisabeth Bennet di Orgoglio e pregiudizio (testa dura, diretta, sagace e…sposa il partito migliore eheheh!)

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  2. Bell’articolo.
    Credo siamo in una epoca di mezzo, non è concepibile una vita senza modelli (è proprio il nostro cervello che funziona male senza), ma sicuramente quelli a cui eravamo abituati stanno cambiando, e non ne abbiamo di nuovi che siano realmente evoluti.
    Occorre un grande sforzo creativo per immaginare quale sarà il prossimo passo, e questo vale sia per le donne che per noi ometti (che, è brutto da dire, ma siamo ingabbiati in ruoli e modelli più e più scemi, tanto quanto e anche più delle donne)

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  3. Sono perfettamente d’accordo con quello che hai scritto. Per dover dimostrare qualcosa a tutti i costi si finisce per cadere nello stereotipo opposto… le donne, per essere cazzute, non devono imitare nessuno per far vedere che sono in grado di essere cazzute; Beatrix Kiddo ne è l’esempio “vivente”.
    Scrissi un post, un po’ di anni fa, a proposito del “femminismo a tutti i costi” che finisce per risultare grottesco e ridicolo, credo lo scrissi per l’otto marzo, per ovvi motivi… 😛 Da allora però il mio pensiero non è cambiato. 🙂

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  4. Speriamo che si abbandonerà totalmente perchè non se ne può più. Non siamo deboli o bisognose per forza di aiuto, almeno non tutte.
    Condivido con te il tuo pensiero e il post mi piace un sacco.

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